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padre Zè

Suzana, 25 Maggio 2013

Carissimi, l’ha detto anche Papa Francesco che Pontefice vuol dire anche costruttore di ponti, per cui siamo a posto.Anzi, no; per cui ci diamo dentro…. E in tre giorni abbiamo quasi congiunto le due sponde, rispettivamente di Kassolol e di Ejaten, separate da un corso d’acqua di cinquanta metri.Bocche spalancate dalla meraviglia quelle della gente venuta a darci una mano nell’impresa, come se fosse una cosa nuova: almeno non lo era per noi, ormai collaudati!Se fosse così facile “congiungere” anche le volontà della gente, specie quando ci sono in ballo degli interessi! E quanto più si va in su nella scala sociale, quanto più sono rilevanti gli interessi in questione, tanto più difficile è “congiungere”! Proprio stamani il Vangelo di Marco (10,13-16) ci diceva che se siamo come bambini, Dio è il nostro Re, facciamo l’esperienza di appartenere al suo Regno; Regno come si dice in altra sede, di giustizia e di pace. Guarda caso sono proprio la giustizia e la pace che ci mancano, chissà perché!?Ci siamo imbarcati nella costruzione del ponte prima ancora di aver concluso i lavori a Katon. Sarà che ci piace complicarci la vita “dando la caccia a due scoiattoli alla volta”?. Nel proverbio di qui vuol dire condannarsi a non concludere niente. Ma per noi: tant’è vero che oggi abbiamo fatto il primo “Consiglio Parrocchiale” decentrato proprio nella nuova sede di Katon. Lo credete? Entusiasmo da parte della nostra gente, bocche spalancate, sorrisi di compiacimento, tant’è che anche i lavori, cominciati in ritardo, sono proceduti più spediti del solito, con interventi più vivaci e costruttivi! Certo che mica possiamo mettere in piedi una nuova missione per ogni riunione di Consiglio Pastorale !!!Di che cosa stiamo parlando nel Consiglio Pastorale? Ma di quello che il signore ci sta suggerendo, chiaro Si tratta di mettere gli occhiali giusti e leggere i suggerimenti! Vi ho parlato in passato delle forte crisi della famiglia (mica siamo ai matrimoni omo neh, ci mancherebbe, noi non siamo così “moderni”!!!) specialmente da parte della gioventù che, praticamente, si è convinta cha la “vita moderna” vuol dire un lui e una lei, naturalmente intercambiabili, con licenza di “giocare” a piacimento. Arrivano i bambini? Se proprio non si riesce ad eliminarli prima che si facciano vedere… si arrangino, magari con i nonni, noi abbiamo altro da fare! (leggi: abbiamo da continuare a giocare, magari con altri partner) Tale il primo frutto della presenza di apparecchi televisivi nei villaggi, che abbiamo trasmesso “telenovelas” sciagurate, picconando anche gli ultimi valori positivi rimasti nelle loro tradizioni.Da qualche decennio (dite poco?) sto tentando di far invertire la rotta, proprio appoggiandomi sulla presenza provvidenziale di bellissime tradizioni Felupes in materia. Da qualche mese stanno apparendo delle risposte positive. E allora battiamo il ferro intanto che è caldo.In occasione della celebrazione di matrimoni “recuperati”, cui normalmente partecipa un grosso gruppo di giovani colleghi degli sposi, magari in situazioni più che sbalestrate, ci abbiamo dato dentro ad “evangelizzare” il matrimonio, l’amore e la vita, sollecitando anche l’identità culturale ereditata dai loro avi. Si dice chiaramente che Dio i Felupes in questa materia hanno ricevuto non due ma cinque talenti. Esempi a iosa. E alla fine: cosa vi manca? Il Signore vi ha affidato le missione di evangelizzare la famiglia in Guinea, il che vuol dire di dare una consistenza a questa società sfasciata: una delle vie, la più positiva, per cominciare la costruzione della pace in noi, tra noi e attorno a noi. Intanto anche voi ponetevi in ascolto dei vostri fratelli di altre etnie, che hanno altre cose che voi non avete, di cui anche voi avete bisogno per vivere.C’è un futuro per tutto questo? Che domanda! Ma cosa diciamo quando preghiamo “Venga il tuo Regno?” Di cero Lui non ci dorme su. Chi si deve svegliare siamo noi!Sapete l’ultima: in questo lavoro ora abbiamo una sponda bellissima: suor Alberta, felupe, figlia della nostra comunità di Suzana, venuta a sostituire suor Maritza richiamata in Colombia. Una presenza preziosa: è nata qui, è cresciuta qui in una delle prime famiglie cristiane, inserita in questo cammino di maturazione di questa giovane chiesa nella quale stanno nascendo iniziative concrete, grazie a Dio. Vorrei rinforzarle perché diventino “tradizioni positive” di questa comunità.Per questo sono necessari un po’ di anni ancora perché mettano radici. L’importante è che le gestiscano loro: ne hanno davanti di anni tra loro, i figli e i nipoti. Noi passimo, ma le famiglie rimangono.Non vi ho nemmeno chiesto come state, scusate. So che, mentre sto scrivendo, siete rincasati dall’inverno che ha addirittura scombussolato il Giro d’Italia! Vi faccio tutti i miei auguri per un buon ultimo scorcio di di Primavera, una estate serena anche per chi non potrà andare in ferie: l’importante è che ci sia Lui con noi (e noi con Lui): anche le cose più grigie acquisteranno colore.Auguri, perché la vostra “tavolozza” sia sempre più ricca e luminosa, della luce che viene da Lui.

Ciao a tutti da parte di tutti noi.


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