questa volta vi scrivo da San Lorenzo, una località sulla costa dell’Oceano Pacifico, quasi al confine con la Colombia. Sono giunta qui il 4 agosto, quando la popolazione era già in festa per la celebrazione del Santo patrono.La mia prima impressione è stata quella di essere arrivata nel cuore dell’Africa nera, perché il gruppo etnico predominante (l’80% della popolazione) è nera, di origine africana. Nel territorio del “cantòn” San Lorenzo, sono presenti anche due gruppi di indigeni, “cliachis” e “arvas”, che fanno parte del mondo andino. Sono due delle diciassette etnie che abitano l’Ecuador, ciascuna con cultura, lingua, tradizioni diverse. Anche nella mia comunità religiosa c’è la ricchezza della diversità: siamo quattro persone di tre nazionalità: portoghese, spagnola, italiana.Il mio primo impegno è quello di aprire gli occhi e le orecchie per vedere, per ascoltare, per conoscere la cultura, mentalità, tradizione religiosa della gente, ritrovandomi a poco a poco, per quanto mi è possibile, sulla stessa lunghezza d’onda. I neri che abitano questa regione hanno alle loro spalle una storia molto sofferta. Circa quattro secoli fa furono strappati con violenza dalla loro terra africana e trasportati a forza in un mondo nuovo per servire come schiavi i conquistatori europei.A loro fu tolto molto di quanto possedevano: libertà, valori culturali, lingua (ora parlano tutti spagnolo), forma di organizzazione sociale e politica. Solo nel secolo passato fu loro restituita ufficialmente la libertà, ma non l’identità culturale, non la dignità di un popolo, né la possibilità e i mezzi per vivere decentemente. La popolazione negra oggi in Ecuador, dimenticata dai governanti di turno, vive in una situazione di emarginazione e di esclusione.La presenza di missionari a san Lorenzo risale solo a quarant’anni fa e continua oggi nell’impegno di accompagnare questo popolo nel suo cammino di liberazione e di inculturazione del Vangelo. E’ una sfida grande, perché i neri, accettando la religione cattolica, aderiscono in parte al cristianesimo e in parte adattano la nuova religione al loro modo di vivere. In questi anni c’è stata una tendenza a rivivere alcuni valori culturali quali l’accoglienza, la condivisione, il senso religioso della vita e della morte, ma non sono mancate e non mancano oggi nuove prove, nuove difficoltà come la droga, l’influenza dei mezzi di comunicazione sociale che diffondono materialismo e violenza, lo sfruttamento irrazionale delle fonti che minaccia l’equilibrio ecologico. Anche se i giornali in Italia non daranno molte notizie dell’Ecuador, uno dei paesi più piccoli dell’America e il più povero attualmente, sono sicura che tutti voi non dimenticherete questo popolo, la nostra gente per noi che siamo qui, i nostri fratelli e sorelle. Forse avete già avuto la notizia che in queste ultime settimane due vulcani, Pichiucha e Tunguragua, hanno ripreso la loro attività, obbligando 23mila persone a lasciare le loro case, la loro terra, perdendo il raccolto frutto delle loro fatiche.Prima di terminare, mi è caro porgere a tutti i migliori auguri per un buon passaggio al terzo millennio. Preghiamo insieme perché Cristo occupi il posto che gli corrisponde nel cuore di ogni persona e di ogni popolo.
Suor Marìangela Sardi