Carissimi, mi si sono “sculturati” i piedi! Tre mesi in Italia con calze e scarpe mi hanno fatto perdere i calli sotto i piedi. Per andare da Ejin a Ehlalab, l’unico mezzo di locomozione, di questi tempi, è rappresentato dai piedi, più precisamente dai piedi nudi. Qualsiasi tipo di calzatura, quando è catturato dal fango di certi pezzi di argine, vi rimane impigliato e lo lasci li, se vuoi proseguire. Col risultato che, dove il fango dell’argine è secco, ti punge i piedini e tu cammini così bene che chi ti vede non può non ridere di te. Un po’ di pazienza, qualche camminata ancora e i piedini si riaccultureranno come si deve. Certo che stamattina, alle sei e mezzo, la cappella era gremita: la comunità non aveva la Messa da varie domeniche, da quando il ponticello era stato distrutto dall’acqua. Lasciatemi dire pure un grosso GRAZIE al buon Dio e a tutti voi per come sono trascorsi i giorni (tanti!) passati in Italia. Da parte mia non sono stato in ozio e sono tornato con alcuni lavori fatti, primo fra tutti il Nuovo Testamento in Felupe, in corso di stampa. Da parte vostra ho visto tanta attenzione, tanto affetto e interessamento per me e, soprattutto, per la Missione, per i nostri fratelli di qui. Molti di voi, che sono stati qui alla Missione, mi hanno domandato dell’uno e dell’altro, avete fatto tanti nomi, vi siete interessati di come vanno avanti, mi avete detto di portare i vostri saluti, avete dato anche aiuti concreti. Arrivando qui mi sono sentito chiedere di voi, mi hanno fatto anche qui tanti nomi, mi hanno chiesto notizie di quelli che sanno che sono malati. La cosa è bellissima e ci stiamo riflettendo sopra. Aldilà dei rapporti puramente umani, ci sembra di scorgere in questo un grande dono che il Signore ci ha fatto: quello di essere Chiesa, in una comunione ancorata in Lui, ma che si esprime cosi, in semplicità, senza tanti fronzoli e complicazioni e senza tanti ragionamenti difficili.E’ una fraternità e un interessamento reciproco che può essere base e esempio di come dovremmo rapportarci con tutte le persone che incontriamo, vicine e lontane. Se vogliamo, base e esempio di come, dal basso, si costruisce la pace. Ciao a tutti
Padre Giuseppe Fumagalli